Nella mia famiglia il Casentino e le sue “attrazioni” non sono mai state molto di moda, fin da quando ho memoria abbiamo sempre preferito il Chianti o la Maremma come destinazioni per le nostre gite fuori porta. In questi anni invece sto scoprendo, a circa un’ora da Firenze, un territorio suggestivo e immenso ricco di natura quanto di spiritualità.
Abbazia, Vallombrosa, due parole dal suono antico che mi riportano alle lezioni della mia professoressa di Italiano su Eco o alle ambientazioni di LadyHawk, uno dei film che ha accompagnato tutta la mia infanzia, di quelli che fanno radunare la famiglia sul divano davanti alla televisione nelle sere invernali. In questi giorni è un luogo nel quale il freddo intenso sembra dominare ogni singolo centimetro quadrato ma questo permette di godere fino in fondo del suo straordinario silenzio; cosa difficile durante altri momenti dell’anno perché nella bella stagione è invece una meta particolarmente ambita dai fiorentini. Ci si può trascorrere una piacevole giornata fuori città e i grandi spazi aperti concedono ai genitori qualche momento di libertà mentre i bambini corrono a perdifiato in qua e in là, inoltre le foreste di abete, faggio e cerro che la circondano ne preservano il fresco o l’ombrosità che danno origine al suo nome.
Ma non si tratta solo di una meta “toccata e fuga” per quando la domenica non si sa dove andare, il convento dei Vallombrosiani, monaci riconducibili all’ordine benedettino, è un luogo pronto ad accogliere la nostra anima nella lentezza e nel silenzio che sono parte imprescindibile di qualsiasi ricerca interiore. Solo nelle giornate scandite dal rintocco del campanile, solo nel suono delle foreste circostanti e “qui ed ora” che dona ai propri ospiti possiamo intravedere un piccolo frammento della capacità che abbiamo perduto: ascoltare lo spirito in me e osservare “il cielo stellato sopra di me”.
Questo luogo spirituale nacque con il desiderio di simboleggiare il valore della povertà e della vita in comunità e attraverso i secoli, dai primi anni dell’anno Mille a tutto il XVI secolo, si sviluppò da semplice oratorio in legno al massiccio edificio che possiamo vedere oggi attraverso il viale affascinante che conduce al suo portone. Ancora oggi è un luogo vivo che offre attività musicali, accoglienza e la possibilità di ritiri spirituali; come ogni tradizionale comunità religiosa ospita al proprio interno un’antica farmacia, una biblioteca, un orto visitabile e inoltre i monaci vallombrosiani nella loro Liquoreria producono liquori conosciuti per le loro proprietà aromatiche e digestive.