Dicembre è il mese dell’Attesa, quella preceduta da un lungo rituale di preparazione e allestimento e non è qualcosa che ha che fare solo con i negozi o i luoghi pubblici ma forse un po’ anche con noi stessi. “È già dicembre” si sente dire spesso, perché travolti dalla frenesia del quotidiano questo mese arriva sempre un po’ all’improvviso e il più delle volte mi coglie impreparato, non ancora pronto a viverlo fin dalla prima casella del calendario.
Quest’anno non fa certo eccezione e alle distrazioni professionali si sommano altri echi assordanti che non sto a raccontarvi, almeno non per ora. I giorni scorrono e mentre io fatico a trovare l’emozione natalizia osservo la mia città cambiare e farsi più bella in attesa del gran giorno: nelle vie del centro e delle zone limitrofe compaiono le prima illuminazioni, i negozi incorniciano con luci e stralci di abete le proprie vetrine, si sente che nell’aria c’è qualcosa, un misto di sacro e profano che unisce, a volte in maniera maldestra, la corsa sfrenata agli acquisti con momenti di condivisione insieme alle persone a cui vogliamo bene.
In attesa di mettere a fuoco le mie sensazioni mi limito a passeggiare per il centro dove i negozianti si affrettano a sistemare gli ultimi preparativi e forse anche loro, come me, nei tempi morti tra un cliente e l’altro tirano un po’ le somme dell’anno che finisce cercando di portare nel nuovo “il bello” e lasciandosi “il brutto” alle spalle.dddd
Fermandomi in una delle panchine di Piazza della Repubblica con un caffè bollente in mano ho pensato che tutto questo darsi da fare per l’arrivo di qualcosa non è poi tanto lontano da quello che fanno molti di noi, preparare se stessi e la propria vita perché sia pronta ad accogliere il nuovo che sta per arrivare. Un medaglia che ha due facce: il farsi trovare pronti da ciò che di bello desidera avvicinarsi a noi e aspettare in eterno qualcosa che debba fare non-si-sa-bene-che-cosa per migliorare non-si-sa-bene-come la nostra esistenza. Quale fronte scendere? Bella domanda. Temo che come spesso accade la verità stia nel mezzo e che la scelta più saggia sia quella di vivere con coscienza il momento presente, sempre, essendo tuttavia pronti ad accogliere tutto ciò che vorrà incrociare nostra rotta.