“Attenti giovinotti, attenti a quel che fate…” cantava mio babbo e forse aveva proprio ragione. In fondo già Pratolini diversi anni fa ci aveva messo in guardia, certo lui raccontava di San Frediano, main realtà parlava al mondo. L’estate ha fatto fatica ad arrivare ma alla fine eccola qua, in mezzo a noi; con essa sono arrivati anche la spensieratezza e quegli innamoramenti istantanei – il più delle volte non ricambiati – che noi giovinotti conosciamo bene. Ci basta poco, l’angolo di un sorriso, una ciocca di capelli rimessa delicatamente a posto e lì iniziano i dolori. D’altronde la luce soffusa del lampione di un lungarno, un bel panorama dal Piazzale o dalla cima di Fiesole, la falce della luna che si riflette sull’Arno; sono situazioni in cui è difficile lasciare qualcosa di intentato. I più sicuri di sé si buttano, non tenendo bene a mente che non basta solo il paracadute di riserva ma serve anche la riserva della riserva. È così che, ispirato dai fotogrammi di Zurlini, il mio pensiero va «a questi poveri ragazzi,vittime innocenti della propria avvenenza», ricordate che d’amor non si muore.
[Questo articolo è stato pubblicato il 1 Luglio su Lungarno]
Fonte immagine d’epoca: Pagina Facebook Vecchia Firenze Mia