È mattina presto, il sole è già molto caldo, tre pullman hanno appena accostato per scaricare decine di piedi con indosso scarpe comode e mani forestiere che brandiscono bastoni per selfie. Le scolaresche non hanno idea di dove sono, si muovono ignare e armoniche come stormi pensando all’interrogazione a tappeto del giorno dopo, ma non dimenticano di lasciare frettolosamente un segno del loro passaggio sulle panchine, i lampioni o la balconata da cui si ammira il cuore della città: «Mirko 6 il mio cucciolo. TV1Kdibene!»
Il Piazzale Michelangelo è uno dei luoghi identificativi di Firenze e della fiorentinità, è la metà dei turisti, ma anche delle coppie romantiche, dei neo sposi e dei pittori alle prime armi, rappresenta il momento storico di affermazione della città, fa parte di quel risanamento (urbano) che doveva renderci degni di vivere nella capitale d’Italia: era la rinascita borghese avviata nel 1869. Lo si raggiunge dopo 8 km di curve panoramiche lungo le quali nove coppie di buoi condussero la riproduzione in bronzo del David di Michelangelo, genio fiorentino a cui l’architetto Poggi, incaricato della progettazione, volle dedicare il suo operato e che da allora domina il piazzale.
Nel tempo non è cambiato poi molto, sono spariti i binari della tramvia del Chianti, ma oggi come allora, parte dello spazio è occupato dalle automobili, oggi come allora si passeggia a braccetto – be’ questo oggi forse un po’ meno –, oggi come allora si prende respiro sulle panchine collocate lungo tutto il belvedere.
Questo articolo è stato pubblicato il 1 maggio su Lungarno
A me queste sovrapposizioni di foto piacciono un monte. Bravo!