Sono le 5:45, suona la prima delle otte sveglie necessarie a farmi alzare per scattare questo “fermo immagine”. Dì lì a poco, prima per il Lungarno della Zecca Vecchia e poi Via de’ Neri, arrivo in Piazza della Signoria, la temperatura è sotto lo zero, con le mani in tasca mi faccio strada nell’aria gelida. Ad ogni angolo, ogni scorcio, ogni cambio di via, non riesco a non pensare a quante cose avresti potuto raccontarmi, a quante cose ho perso l’occasione di chiederti. Firenze era tua, come lo è la donna che si ama senza essere ricambiati, nel modo più intimo e rispettoso.
Erano gli anni Settanta. La tua arte, quella di Riccardo Marasco, stava entrando nel cuore dei fiorentini; eccoti sorridente e fiero davanti al simbolo di Firenze con l’ala d’aquila che ti ha portato a volare alto nel cielo di una città che non perdona niente ai poeti e ai sognatori. Sorridevi. Sorridevi perché sapevi fare qualcosa di imperdonabile che agli altri non riusciva: far sognare insieme a te.
Questo articolo è stato pubblicato il 1 febbraio su Lungarno.
Parole che incantano Mattia! 🙂
Grazie! Un grande abbraccio
ho avuto i brividi leggendolo.. Bellissimo
Grazie Antonio!
Belle parole e dense di significato. Complimenti!