Queste foto le ho scattate una mattina presto di gennaio, il sole stava sorgendo e la città prendeva lentamente vita. Faceva molto freddo e la mente vagabondava rovistando tra i mucchi di ricordi ammassati negli angoli come vecchie pile di libri. Avevo impostato la sveglia all’alba per raccontare una storia e non sapevo che poco tempo dopo svegliarsi presto sarebbe diventata una nuova sana abitudine della mia vita.
Ora mentre scrivo sono in casa mia, sul mio divano, la luce è spenta perché è stata una giornata lavorativa lunga cominciata alle 6:45. Mi prendo qualche minuto per buttare giù queste poche righe perché ho appena messo il vinile dei Creedence Clearwater Revival ed è arrivato il momento di far riposare occhi e tastiera.
Mentre scattavo quelle foto ho cominciato a pensare al risveglio, quel momento in cui gli occhi si aprono e cerchi di ricordare chi sei e dove ti trovi. Ti appigli ai primi rumori e spicchi di luce per orientarti, riconoscere i colori e elencare mentalmente gli obbiettivi della giornata… o magari più ambiziosamente della vita. Uscire dal torpore è forse il passo più semplice – muoversi per micro-obiettivi può essere la mossa vincente – ma non si esce da un bel niente se prima non si acquista consapevolezza della nostra condizione.
In queste settimane casualmente – uso questo termine per convenzione, non credo nel caso, affatto – sto leggendo un libro che propone una serie di piccoli spunti su sui riflettere. Due di questi mi hanno colpito in particolare: il primo propone di rimanere sempre in movimento, sempre, perché se sei un “bersaglio mobile” è più difficile essere colpiti da quel cecchino chiamato “Vita”. Il secondo, che è poi il filo conduttore dell’interno libro, invita a lasciarsi gli oggetti (e i ricordi) inutili alle spalle; suggerisce di intraprendere il proprio percorso viaggiando leggeri, solo con un “bagaglio a mano”, perché quando ti imponi di usare solamente un zaino o un “trolley esistenziale” non c’è spazio per inutili zavorre, per catene che non ti permettono di cambiare e ti vincolano a un’immagine frutto del tuo passato o magari del passato degli altri.
Dovremmo allenarci a riconoscere “i risvegli” così come ci alleniamo per avere una carriera e fare soldi, perché è in quei momenti sacri, in cui cerchiamo di capire chi siamo e dove ci troviamo, che scegliamo con quale bagaglio desideriamo viaggiare.