Se per vedere la torre nella sua interezza si comincia a salire le Rampe del Poggi alle sue spalle dopo pochi metri si incontrano i primi smarriti forestieri in cerca di indicazioni per “Piàzzala Michelongola” mentre studenti americani sfrecciano in su e giù per il jogging serale. Ci si volta ed eccola lì “Porta San Niccolò …dal 1324”, riaperta al pubblico da poco ma solo stagionalmente, già vittima anni fa della creatività dell’artista Klet che lavora a pochi metri nel suo laboratorio e resa più signorile daii merli fin troppo perfetti, affatto originali infatti bensì ottocenteschi. Ferma e solida difesa dell’Arno a est, Porta San Niccolò è stata a lungo solo una delle tante porte rimaste orfane delle mure dopo il Risanamento; gli spazi circostanti tuttavia offrivano passeggiate e luoghi di ristoro piacevoli per le balie intente ad accudire i figlie delle famiglie fiorentine. Oggi quella piacevolezza è ancora a servizio dei fiorentini e si declina nei molti ristoranti e locali che ravvivano le vie storiche del quartiere o che costellano il lungarno nei mesi estivi.
Questo articolo è stato pubblicato il 1 giugno su Lungarno