Un groviglio di macchine parcheggiate, un flash mob di seconde e terze file che fanno suonare clacson all’impazzata mentre frotte di pedoni si spostano apparentemente senza fine tra via Gioberti e Borgo la Croce; ecco come si presenta Piazza Beccaria. Centro nevralgico della città ospita ancora una timida porta, Porta alla Croce – che dava anche il nome alla piazza – unica superstite del progresso architettonico di Giuseppe Poggi, sotto i cui colpi perirono, invece, le antiche mura, oggi eleganti e rumorosi viali dicirconvallazione. In questo enorme palcoscenico del Nuovo e del Potere, i palazzi neoclassici che la circondano e che oggi ospitano banche, rosticcerie cinesi e cinema allucchettati, furono pensati come quinte sceniche, affiancati da una grande zona verde ricreativa e d’incontro cittadino, i Pratoni della Zecca, che hanno lasciato ben presto il posto a una caserma di cavalleria e poi cento anni dopo all’Archivio di Stato.
Questo articolo è stato pubblicato il 1 giugno su Lungarno